Tutti scrivono libri. Persino io. In Italia i libri moriranno o sapremo salvarli?

Tutti scrivono libri. Persino io. In Italia i libri moriranno o sapremo salvarli?

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Tutti scrivono libri. In Italia diventano scrittori anche gli analfabeti. Basta che abbiano un pubblico che compra il libro. Non importa se scrivono un libro pieno di strafalcioni, insignificante o vuoto. L’importante è che qualcuno lo compri. Il marketing è oramai diventato padrone unico e incontrastato del mercato editoriale. Tutto il resto sembra non contare.

Persino Antonio Razzi ha scritto un libro. E forse ne arriverà un altro. E aggiungerei che ne ho scritti quasi trenta persino io. Quindi qualcosa che non va c’è di sicuro.

Così, seguendo quest’onda, sfornano libri personaggi dello spettacolo, come Carmen Russo, Pippo Franco, Paolo Brosio, Dalila di Lazzaro, e Fabio Volo è oramai considerato un grande scrittore.

Calciatori, come Francesco Totti, Antonio Cassano, Zlatan Ibrahimovic, Gigi Buffon, Andrea Pirlo, Lilian Thuram.

Cantanti, come Fabri Fibra, Alessandra Amoroso, Biagio Antonacci.

Comici: Ale e Franz, Paolo Migone, Ficarra e Picone, Giuseppe Giacobazzi.

Persino gli youtubers, come Favij o Daniele Doesn’t matter.

Ma si potrebbe andare avanti un bel po’.

Senza niente togliere a ciascuna delle persone citate, che nel proprio campo ha costruito l’eccellenza, la domanda è: cosa direbbe Pippo Franco se Umberto Eco presentasse il Bagaglino, o Totti se si trovasse in porta Dacia Maraini?

Avrebbe qualcosa da obiettare Costantino se sul trono a Uomini e Donne sedesse Carlo Lucarelli? O Antonacci se a Sanremo trovasse a cantare Andrea Camilleri? E che direbbe Paolo Cevoli a salire sul palco dello Zelig dopo Magdi Allam?

Ma soprattutto che direbbe la gente?

Se il criterio per pubblicare un libro è la notorietà dell’autore non ci si può meravigliare se si continuano a sfornare decine di titoli che dopo 1 anno non hanno più vita.

Così come non ci si può meravigliare se l’Italia non sia in grado di proporre se stessa editorialmente nel resto del mondo.

Se i libri sono destinati a inseguire la fama che passa da un personaggio all’altro ci si chiede se ancora abbiano un qualche tipo di nobiltà intellettuale o se possano essere paragonati al merchandising di un qualunque fan club.

La verità è che le case editrici italiane sono in uno stato di grande crisi. Non sono più capaci di creare fenomeni letterari e sostenerli mediaticamente se l’autore non transita per altri motivi dai media. Per cui tutti scrivono libri. Purché siano famosi.

C’è all’orizzonte un veliero che potrebbe scardinare questa logica e tornare a far vivere la letteratura e la saggistica come arti e artigianati autonomi. Qualcosa che potrebbe rivoluzionare tutto. Si chiama Amazon. Sarà quella la strada che sceglierà di intraprendere? O continuerà la regola del “tutti scrivono libri, purché siano famosi”?

2 commenti su “Tutti scrivono libri. Persino io. In Italia i libri moriranno o sapremo salvarli?”

  1. Odio chi spara a zero su Volo perche spesso sento puzza di snobismo e superiorita che non tollero in alcun essere umano. E tu non l hai fatto. Ho molto apprezzato la tua analisi lucida sulla questione. Se vende tutti questi libri qualche pregio dovra pure averlo, anche se io non lo vedo come non lo vedo in Gramellini e lo dico dopo averli letti.

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