Capitolo XIII – in cerca di salvezza
Come ogni mattina qui all’Elba appena sveglio mi sono precipitato alla spiaggia. Come ogni mattina ho messo la maschera e la maglietta di lycra e mi sono tuffato nel gelido mare elbano. Ma a differenza di ogni altra mattina dal pontile ho preso la direzione Madonna delle Grazie: qualcosa mi attendeva. Lo spettacolo attraverso la maschera era indescrivibile: un fondale pieno di rocce e pesci di ogni colore filtrati attraverso il blu più marino che esista. Usavo tutte le mie energie per nuotare in modo regolare quando la mia attenzione è stata catturata da un piccolo pesce che si è avvicinato al mio viso, senza paura. Mi sono fermato a guardarlo bene e mi sono reso conto che stava parlando. Concentrandomi mi sono reso conto che con un filo di voce mi stava dicendo: ‘Attento! Non dimenticare mai dove sta la salvezza’. Mentre stavo cercando di capire cosa intendesse ho sentito i miei piedi stretti in una morsa, che ha iniziato a trascinare tutto il mio corpo in basso, verso il fondo. Che non era così profondo, ma sufficiente a farmi affogare in pochi minuti. Mi è subito apparso il volto tetro della creatura animalesca che mi sta perseguitando. Rideva, mostrando una fila di denti intermittenti. Mi sentivo impotente e anche se provavo a salvarmi cercando di risalire usando le braccia e le gambe non ci riuscivo. La mia vita sarebbe finita lì se solo di botto non avessi sentito qualcosa afferrarmi un braccio e tirarmi su con forza, fino a farmi uscire dall’acqua. ‘Benvenuto’ esclama Nico, l’amico tedesco sulla cui barca stavo andando a pranzo. ‘Benvenuto’ fanno eco la sua ragazza Leonia un gruppo di ragazzine della loro scuola di vela. Mi ritrovo di nuovo con i piedi piantati nel mondo di qua, sopra una barca. E i loro sorrisi teutonici mi fanno capire perfettamente dove sta la salvezza. Fuori da me. È lì che devo cercare? Fra quegli spaghetti al sugo germanico che mi hanno offerto?