MONTALTO
Altezze di francescane bellezze
inquisitorie vittorie
Vittorio Sua Altezza Emanuele
maestà marmorea
neoclassiche bianchezze
Altezze di acqua e pane
vita da cane
pane e acqua
vita beata
Bellezze di un Quinto
fra’ Felice Papa Sisto
Bellezze di un Conte
Giuseppe della Patria
Sacconi e are
c’è pure un altare
con te architetto
maledetto benedetto
Pergamo, Campidoglio
libero e muratorio
E il pontificio francescano
saio e Controriforma in mano
Alto, Montalto
Alba di verità addormentate
nell’estasi luminosa
i firmamenti benedicono l’inferno
Alba di chimere addomesticate
e poi fuggite
Regine imbiancate
primavere accese
solitudini mistiche
e mistici miraggi
l’alba l’alba l’alba
arrivata tardi
arrivata strana
arrivata
E canto il canto
pallido
di lontananze adolescenti
di stelle piangenti
di venti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
Dawn of asleep truths
in luminous ecstasy
firmaments bless hell
Dawn of tamed chimeras
and then they fled
whitewashed queens
lighted springs
mystic solitudes
and mystic mirages
the dawn the dawn the dawn
arrived late
arrived strange
arrived
And I sing the song
pale
Of teenage distances
Of weeping stars
Of winds
And still I call you I call you Chimera.
Ho donato una propria opera postcontemporanea dal titolo “Quando i monti non avevano ancora alzato la testa” al Museo paleontologico di Cortina d’Ampezzo.

Alla presenza del presidente delle Regole d’Ampezzo Stefano Gaspari è avvenuta la cerimonia di donazione.
Si tratta di una poesia musiva multimediale, ossia di un mosaico in cui è inserito un QR code da cui, con un semplice smartphone, chiunque può accedere al contenuto digitale dove con poesia e musica l’autore indaga il suo rapporto misterioso e mistico con l’Ampezzo. L’opera materica rappresenta una spirale di Fibonacci composta da tessere di rocce dell’Ampezzo, ispirata dai fossili del museo.
Il gesto, che come ha ricordato Gaspari è motivato prima di tutto dal mio legame con l’Ampezzo – “Sono sempre a Cortina, anche quando mi trovo altrove” ho detto – ha anche un altro significato che, ho svelato a sorpresa durante l’evento, segna il mio ingresso nella fase “postcontemporanea”.



Quest’opera infatti ha quattro elementi fondanti che parlano la lingua del post-contemporaneo: contiene poesia multimediale, tramite Fibonacci ricerca la bellezza biologica, tramite il QR code vive su due dimensioni e soprattutto è stata donata e quindi “tolta dalla logica capitalistica di mercato che segna il contemporaneo.
Questa donazione al museo paleontologico di Cortina è la prima di una lunga serie di altri gesti di dono ad altre istituzioni, nel segno del postcontemporaneo.
Per me era molto importante che questa nuova fase che guarda all’arte del futuro iniziasse qui, in un museo paleontologico, perché per andare avanti bisogna guardare indietro e qui si torna all’origine di tutto. Ringrazio le Regole, Gioia De Bigontina e la dirigenza del Museo paleontologico di Cortina per aver accettato il mio dono.
L’opera materica è stata realizzata presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, ringrazio la direttrice Paola Babini e il prof. Leonardo Pivi per il supporto in questa mia ricerca.


Postcontemporaneo: quali caratteristiche deve avere l’arte per rivolgersi già al futuro?

La bugia del contemporaneo
La parola “contemporaneo” è già di per se stessa una bugia, nell’istante in cui la pronunciamo è già stata divorata dal passato. Ma è divenuta una bugia ancora più grande negli ultimi decenni, quando invece di definire una condizione cronologica ha assunto significati di valore. Si sente dire “quest’opera è molto contemporanea”, ma cosa significa? Che è stata fatta proprio adesso? No, significa che corrisponde a una serie di caratteristiche precise. E così oggi un’opera per essere contemporanea DEVE rispondere alle ideologie dominanti, deve occuparsi di temi LGBTQ+, sostenere le tesi antropofobiche sull’ambiente, maschiofobiche sul rapporto fra i sessi, ma soprattutto deve avere un compratore. Decaduti tutti i criteri estetici – il solo parlare di bellezza è bestemmia negli ambienti contemporanei – l’unico criterio che definisce cosa sia arte e cosa non lo sia è la legge del mercato. Lo aveva capito Andy Warhol nel 1962 con le sue Brillo Boxes, l’arte oramai si identifica con il mercato ed è l’incarnazione più piena del capitalismo che molti artisti fingono di criticare.
Come arrivare al postcontemporaneo?
Presto pubblicherò un manifesto compiuto del postcontemporaneo. Per arrivarci sono partito dalla poesia.
La poesia non ha praticamente subito i meccanismi che hanno portato l’arte contemporanea ad essere mera espressione del capitalismo, essenzialmente perché la poesia non è diventata prodotto di consumo: i libri di poesia sono poco appetibili per il mercato, almeno quanto gli spettacoli di semplice poesia. Per questo è forse proprio dalla poesia che l’arte può trarre la forza che le serve per fare il salto verso il futuro, ossia verso il postcontemporaneo.
Personalmente ritengo che per arrivare al postcontemporaneo servano alcune caratteristiche.
La prima è che l’arte torni ad avere una bussola estetica, personalmente ritengo che la bellezza sia scritta nelle molecole, basta studiare Fibonacci e le sue conseguenze e si scopre che esiste un codice biologico (e forse evolutivo) che segna l’oggettività della bellezza e la soggettività della sua percezione.
La seconda è che l’arte sappia abbracciare le dimensioni in cui si articola l’umanità oggi, ossia quella reale e quella cosiddetta digitale o virtuale, in una sorte di “arte aumentata”.
La terza è che l’opera superi i limiti fra le arti segnati dall’era didascalica e tipografica e torni a forme di arte totale, come le ecfrasi del tardo antico. Non per nulla mi dedico a forme artistiche che ricordano proprio quelle ecfrasi.
La quarta è che ritorni a onorare il sacro dell’arte.
Ma la caratteristica più importante è che l’arte sappia svincolarsi dal giogo tirannico di questo capitalismo totalizzante e trovi nuove forme di libertà espressiva, fuori dai confini netti imposti dal mercato. Personalmente ho sperimentato la logica del dono, che sconfigge in modo netto il sistema mercantile.
Andiamo verso il contemporaneo tutti insieme?
QUANDO I MONTI NON AVEVANO ANCORA ALZATO LA TESTA
Mi sono fermato a toccare un monte
– sfioralo con le ciglia e si sentirà accarezzato, abbraccia un pino e ti svelerà i segreti della terra –
mi sono fermato a toccare un monte e sulle dita ho ricordato
-ero ancora un feto, le pietre suonavano la sinfonia dell’esistenza, uno spartito di perfezione scritto nelle molecole
ho toccato un monte e mi sono fermato a ricordare tempi in cui non si contava il tempo
-profondo è il canto del lungo giorno in cui questi dei hanno alzato la testa, si mischia al suono del silenzio, versi di dinosauri disperati e grida di Re mai esistiti –
un monte si è fermato a toccarmi e ha ricordato
-superbo Re incoronato di nuvole, per scettro un pino antico e un ermellino di neve, Tofane, Nuvolau, Croda da Lago, Cristallo, Pomagnanon Sorapiss, ecco tracciati i confini dell’utero –
un pallido monte ha ricordato e si è vergognato
-un tempo qui aveva vinto l’acqua, schiacciato dal calcagno del mare il monte sconfitto spasimava per il cielo, le vittorie arriveranno dopo, molto dopo –
in questa enrosadira di vergogna c’è tutta la verità perfetta del ricordo
da questa valle uterina non vorrei mai essere partorito.
WHEN THE MOUNTAINS HAD NOT RAISED THEIR HEADS YET.
I stopped to touch a mountain
– Brush it with your eyelashes and it will feel caressed, hug a pine tree and it will reveal to you the secrets of the earth –
I stopped to touch a mountain and on my fingers I remembered.
-I was still a fetus, the stones played the symphony of existence, a score of perfection written in molecules
I touched a mountain and stopped to remember times when the time was not counted
deep is the song of the long day when these gods raised their heads, mingled with the sound of silence, verses of desperate dinosaurs, and cries of kings who never existed –
a mountain stopped to touch me and remembered.
-superb King crowned with clouds, for scepter an ancient pine and a snow ermine, Tofane, Nuvolau, Croda da Lago, Cristallo, Pomagnanon, Sorapiss, here traced the boundaries of the womb –
a pale mountain remembered and was ashamed.
-once here the water won, crushed by the heel of the sea the defeated mountain spasmed for the sky, victories will come later, much later –
in this enrosadira of shame is all the perfect truth of remembrance
From this uterine valley, I would never want to be delivered
ANCONA
Adagiata su un gomito
Stamira osserva il golfo –
duemila e quattrocento anni di parole brillano sull’acqua
onde come pagine di una lunga storia
– all’inizio la raccontavano in greco, poi il mare ha mischiato tutto
è un curioso libro, l’Adriatico
ogni giorno ha nuove storie
eppure è sempre la stessa
Milan Kundera è morto, ecco i libri per conoscerlo

Milan Kundera chi è
Se n’è andato uno degli scrittori più straordinari dei nostri tempi e io non l’ho conosciuto, ma come ogni vero artista, in realtà, non se ne va veramente e quindi sia io che voi possiamo continuare a visitarlo nelle sue parole, che ha seminato in molti libri.
Milan Kundera nacque nel 1929 a Brno, oggi in Repubblica Ceca, allora Cecoslovacchia e studiò a Praga letteratura e musica. Scrisse sin da adolescente poesie, iscritto non conformista al partito comunista, da cui venne espulso varie volte, nel 1968 appoggiò la primavera di Praga, perdendo il posto da insegnante.
Dal 1975 Kundera ha aperto il periodo francese, chiudendo i ponti con la sua madre patria: nel 1979 gli venne tolta la cittadinanza cecoslovacca e dal 1981 ebbe quella francese, mentre le sue opere vennero bandite nella Cecoslovacchia comunista. I suoi ultimi romanzi li ha scritti direttamente in lingua francese senza consentire la traduzione in ceco. Uno scrittore ceco che la vita ha strappato dalla madre patria, la sofferenza trasuda dalle sue parole.
Quali libri leggere
Il capolavoro di Milan Kundera è senza dubbio “l’insostenibile leggerezza dell’essere“, che racconta storie di artisti e degli intellettuali cecoslovacchi fra la Primavera di Praga e l’invasione del Patto di Varsavia e colpisce la lucidità con cui descrive dinamiche poliamorose piuttosto insolite nel 1982, anno in cui è stato scritto il romanzo.
Straordinario anche La vita è altrove, dove lo scrittore e il poeta, il conformista e l’anticonformista si confrontano in maniera spietata nella figura del protagonista

Il libro del riso e dell’oblio è il testo che è costato a Kundera la definitiva rottura con la madre patria, narrando la lotta dell’uomo contro il potere, l’umanità e le sue dinamiche sono sempre al centro della scrittura di Kundera.
Profondissimo anche L’immortalità, dove pulsa un’umanità che lascia traccia.
Non si trovano in italiano le raccolte di poesie, si spera che presto possano tornare disponibili.
Che cos è la poesia? Forse è più interessante capire perché ci interessa saperlo.

Che cos è la poesia?
Dare una definizione di poesia è molto complesso, perché definire le cose significa confinarle in una dimensione di razionalità. E la poesia rifugge questa prigionia e si stende verso le più misteriose dimensioni dell’umanità. Ogni epoca storica ha provato a capire cosa stessero facendo i poeti, ma se ci è riuscita non è grazie alla razionalità, ma grazie alla capacità di mettersi all’ascolto delle parole dei poeti, che hanno messo in discussione le parole stesse e hanno teso una mano che conduce direttamente nel cuore del mistero.
Allora forse più che definire la poesia con categorie razionali è interessante cercare di capire perché ogni epoca storica e ogni civiltà si è interessata di poesia e perché ancora oggi ci domandiamo cosa sia la poesia.
Perché ci interessa la poesia?
Perché ci interessa la poesia? La poesia ci interessa essenzialmente perché ci salva in modo gratuito e molto efficace. Ci salva da noi stessi, dall’illusione di possedere il mondo e anche dall’illusione di esistere. La poesia è la maestra che ci spiega che siamo parte di un cosmo complesso senza il quale non esisteremmo – un quadro è anche la sua cornice – non per nulla tutti i grandi poeti si sono occupati di ciò che noi chiamiamo “natura”. La poesia usa le parole per dare voce all’anima, quella parte più profonda di noi che sta silente mentre tutto il resto parla. La poesia è la voce del silenzio. La poesia è ciò che ci mette di fronte semplicemente alla verità. E costruisce ponti fra noi e gli altri, fra qui e altrove, fra la realtà e il mistero.
Il mondo potrà fare a meno di molte cose, ma non potrà mai fare a meno della poesia.