La speranza della luna

La speranza della luna

La speranza della luna

Il futuro è cupo,
il futuro è nero,
ci dicono che è vero solo ciò che piange,
autentico solo ciò dispera
che è bello solo ciò che punge,


Distopie piantate nel cervello,
Il contemporaneo è essenzialmente quello
sembrano germogli di coscienza,
sono solo semi di resa
elegia dell’inevitabile disfatta

Ma servono scuole di speranza in questo mondo disperato,
servono palestre di speranza in questo mondo intristito,
serve la luce della speranza nel buio del presente,
senza speranza si è già morti dentro,
si marcisce stando in piedi,
si secca il cuore anche se batte

“La speranza è un sogno fatto da svegli”

Speranza non è illusione,
non è leggerezza d’animo o cieco ottimismo,
è atto spirituale,
è l’arte di vedere il sole oltre le nuvole,
la primavera oltre l’inverno,
la vita oltre la morte
speranza è potenza alchemica
e la luna ci è amica

La luna è il simbolo più potente della speranza

Nella notte più buia,
quando il sole sembra essersi spento per sempre
immerso nella palude,
l’orizzonte è fango,
e allora piango,
e grido,
e mi dispero,
poi taccio, perso nel nulla più nero

«La notte è più oscura poco prima dell’alba»

Ma bisogna trovare forza nelle palpebre,
aprire gli occhi e gettarli al cielo,
solo così si squarcia il velo

Ascoltiamo la luna con gli occhi
i suoi raggi sussurrano come specchi
“sono qui, rifletto la sua luce, tornerà”.

Nella notte più scura la luna è la promessa che ci fa il sole, “sono qui dietro, ritornerò”


È lampada accesa nella stanza dell’umanità
È ricordo di luce e verità

A questo serve la poesia,
a questo serve l’arte,
a ricordare ciò che è stato,
a custodire ciò che sarà


I poeti sono folli meravigliosi,
non smettono di tenere il dito puntato alla luna,
anche quando tutti vedono solo fango
moriranno i poeti – ma non muoiono mai – si affievoliranno i versi

E quando tutto sembrerà silenzio,
un nuovo giorno sorgerà
e chi avrà custodito la speranza nella notte
riconoscerà la voce del sole

“Sperare è meglio che non sperare, e mettersi all’opera è meglio che disperarsi”
(Goethe)

Il contemporaneo affoga nella disperazione
e si compiace di essa,
si costruisce cattedrali di cinismo
e monumenti al nulla

Il postcontemporaneo germoglia invece,
ridente e ostinato,
nel campo della speranza,
come fiori bianchi nella notte,
come luna piena che rifiuta di scomparire


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