Facebook Jihad: caro Mark Zuckerberg salvaci tu
Caro Mark,
Ora che tutti sono diventati esperti di geopolitica e di strategie militari una cosa è diventata chiara: difficilmente gli Stati potranno combattere da soli la propaganda jihadista. Gli strumenti che i terroristi utilizzano per rafforzare ed espandere la propria rete sono i social networks. Ossia la più avanzata invenzione del mondo occidentale che vogliono distruggere. Questa è la facebook jihad.
Tu mi insegni che nessuno Stato può controllare veramente facebook. Quindi nessuno Stato può smantellare la rete dei terroristi. Ma tu, caro Mark, puoi farlo. Se anche, come sembra, i jihadisti vorrebbero creare un facebook tutto per loro, ancora non ce l’hanno fatta. Quindi il potere ora è nelle tue mani. Ed in parte anche nelle mani di tutti i tuoi utenti.
Caro Mark non credo tu abbia creato questo straordinario social perchè venisse usato per fare la guerra. Eppure è ciò che sta succedendo.
Ciò che mi chiedo è: perchè non inasprisci le pene per i video che incitano all’odio religioso? Tante volte ho segnalato pagine e post di questo tipo – da facebook jihad – e tante volte mi sono sentito rispondere “abbiamo stabilito che non viola i nostri Standard della comunità”.
Sembra che questo non succeda solo a me.
Siamo in guerra. E come gli Stati devono utilizzare misure di sicurezza fuori dalla norma, così anche facebook dovrebbe. La tua struttura, o se preferisci la tua istituzione, dovrebbe cancellare tutti i post, le pagine, i gruppi e anche i profili che fanno da sostegno alla rete dei terroristi. Se noi utenti abbiamo la maturità sufficiente, e io credo che in molti l’abbiano, dovremmo essere molto attenti e fare segnalazioni puntuali e collaborare con questa opera di pulizia.
Vorranno farsi il loro facebook? Stai tranquillo Mark, non ti faranno concorrenza. Gli hacker di mezzo mondo continueranno ad attaccarlo finchè non si saranno stancati.
Caro Mark, il destino dell’umanità oggi è fortemente nelle tue mani. Prego Dio di darti la forza di fare la scelta giusta.
Paolo Gambi