Enrico Liverani se n’è andato. E io non posso fare a meno di scrivergli
Ciao Enrico. Sono le tre di mattina e tu ora magari sei già in Cielo e ridacchi a guardarmi scrivere queste parole rivolte non si sa a chi e non si sa perchè. Ma mi conosci e sai che io non posso farne a meno e tu le sopporterai. Avrai anche ridacchiato a vedermi arrivare mezz’ora fa sulla reale alla ricerca del punto preciso del tuo incidente. Tu non c’eri più ma io volevo salutarti lo stesso e mi illudevo che la tua anima stesse ancora svolazzando lì intorno. Invece la nebbia aveva già inghiottito tutto e io non ho trovato nulla. Ero a Cesena a una serata. Lì facevano quasi venti gradi e tirava un gran vento caldo. A fine novembre. Se fossimo stati nel mondo antico avremmo detto che c’erano presagi di sventura. Invece siamo nella contemporaneità dove lo spirito si mischia alla ragione, e io con la ragione non voglio neanche credere che tu te ne sia andato.
Abbiamo avuto solo poco più di un anno per diventare amici. Siamo stati proprio bravi e ce l’abbiamo fatta. Di cose da fare insieme ne avevamo messe in cantiere parecchie. Ma al di là di quelle non posso dimenticare le lunghe chiacchierate sulla fede e sulla spiritualità e il tuo desiderio di parlare di San Francesco. Chissà se hai finito di leggere il libro con gli scritti francescani che ti avevo regalato alla Festa dell’Unità quest’estate. Chissà se incontrandolo lassù gli dirai: “ci siamo già conosciuti”…
Ancora non ci credo. L’ultimo messaggio questa mattina. Ed ora non possiamo più parlarci.
Ti preparavi a fare il sindaco e saresti stato bravissimo. Ti accingevi a scrivere il tuo pezzo di storia di Ravenna e ne eri fiero.
Enrico caro, ora la collettività che ti abbraccia dovrà trovare una soluzione politica per la tua dipartita, e come sappiamo entrambi la troverà. Ma nessuno potrà in nessun modo riempire il vuoto terribile che lasci nel cuore dei tuoi amici e di chi ti ha voluto bene.
Guardaci dall’alto, ne abbiamo bisogno. Io pregherò per te. So che non ti dispiacerà. Ciao Enrico.
P.S. il segretario del partito Michele De Pascale poco fa alla commemorazione in Comune ha usato un aggettivo che questa notte avevo dimenticato. “Dolce”. Ciao dolce Enrico.
Enrico Liverani. Scomparso prematuramente il 20 novembre 2015
Paolo buongjorno, mi dispiace davvero tanto aver perso una bella e brava persona. Chissa, da lassù uno sguardo lo darà.
Un abbraccio
Margherita caligiuri
Caro Paolo, mi è piaciuto il tuo modo di commemorare un amico, che io personalmente non ho avuto modo di conoscere. Doveva essere il mio futuro sindaco, il nostro sindaco, al quale io rivolgo un pensiero di cordoglio, unitamente ai familiari. Quello che mi accomuna ad Enrico è quel senso di Francescanesimo che spero lo protegga tanto anche lassù.
Grazie Paolo per questa tua lettera che mi ha fatto conoscere alcuni tratti di Enrico Liverani. La sua morte improvvisa, letta sui giornali questa mattina, mi ha colpito come non avrei immaginato ed anch’io ho sentito il bisogno di elevare una preghiera di suffragio per lui, eppure non lo avevo mai incontrato. Ci sono delle misteriose solidarietà che ci fanno sentire che apparteniamo gli uni agli altri.
Il brutto dell’italianita’ – cui appartengo ma che non sento mia – è di accomunare sentimenti e ruoli. Per cortesia – ve lo chiedo per cortesia – limitiamo ci a quello che sono stati i fatti fino a venerdì scorso. Fino a prova contraria Liverani era uno dei candidati e nessuno è dotato della sfera di cristallo che legge ili futuro: lasciate riposare in pace Enrico Liverani – che non conoscevo ma al quale non vorrei che proprio i suoi amici e sostenitori dessero responsabilità che non ha mai avuto e che un candidato non ha. In inglese questo atteggiamento si definisce “wishful thinking” che chi vuole illudersi ha tutto il diritto a praticare. R.i.p.
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