Cristo Re: tutti i cristiani sono monarchici
Il Papa era appena uscito dal lungo colloquio privato con il presidente degli Stati Uniti d’America. Camminava in un sontuoso corridoio vaticano con il suo codazzo di cardinali e monsignori intorno. E ripensava al senso di potere che quell’uomo trasmetteva. Il suo angelo custode lo seguiva discretamente da lontano. Quando fu solo con lui nella sua stanzetta si confidò:
“Sai, incontrare il presidente americano mi ha fatto molto pensare. Il loro sì che è un sistema che funziona. Mica per nulla comandano il mondo”.
L’angelo si limitò a sorridere.
“Probabilmente” continuò il Papa, “deve essere per via della democrazia. Quale altro sistema può funzionare oggi? Tutte le persone sono partecipi degli affari di governo. Nei sistemi dittatoriali o monarchici la gente non partecipa alle scelte. E la società si spacca”.
“Ti ricordo che vivi in una monarchia” rispose secco l’angelo.
“Sì”, disse il Papa facendo cenno con la mano per sminuire, “in un sistema in cui in teoria comanda uno e gli altri non seguono. Un sistema che non funziona. Una monarchia per modo di dire”.
“Un sistema in cui c’è un Re è una monarchia”.
“Vabbé” continuò il Papa con aria interrogativa, “un re per modo di dire. Il Vaticano sarà anche uno Stato ma comandano i monsignori. E io non è che mi senta molto come il Beato Pio IX, Papa Re…”.
“Non parlavo di te” rispose l’angelo sorridendo. “La monarchia non è il Vaticano. È il Regno di Dio. E il Re è Cristo”.
Il Papa sbiancò. “Non ci stavo pensando. Cristo Re” ribattè toccandosi la fronte con un dito. “Mi avranno mica attaccato il clericalismo sti monsignori?”.
“Se solo voi umani foste un pochino più bravi a ricordarvi come si ragiona con la mente di Dio… Ecco perchè l’unico sovrano giusto è Cristo Re. La democrazia certo per le cose umane può funzionare. È uno strumento. Ma se le si toglie il Re essa si svuota del suo fine, cioè della sua anima. Allontanato, infatti Gesù Cristo dalle leggi e dalla società, l’autorità appare come derivata non da Dio ma dagli uomini, in maniera che anche il suo fondamento vacilla. È da qui che è derivato un generale turbamento della società, la quale non poggia più sui suoi cardini naturali. E tutto è partito dalla Chiesa”.
“Ma i poveri? Gli ultimi? I diritti di chi non ne ha?” ribatté un po’ sconsolato il Pontefice, “nei regimi del passato si calpestavano i piccoli e gli indifesi, magari in nome di Dio, e l’ingiustizia era la regola. Monarchia a me sa molto da prepotenza e ingiustizia”.
“E invece oggi che succede? Tu confondi fini e mezzi. Il mezzo, lo strumento che l’uomo sceglie per regolare i rapporti umani è indifferente: monarchia, democrazia, aristocrazia… Ciò che conta è il fine per cui si usa questo strumento. Cristo Re. Lì si contano le giustizie e le ingiustizie”.
Il Papa pensò al suo predecessore ed ebbe un guizzo. Ma non fece in tempo ad articolare una frase che l’angelo continuò:
“Il fine deve essere Cristo. Dovete tendere a diventare come lui: umani e divini insieme. Ciò che conta è che Cristo regni nella mente dell’uomo, che deve prestare fermo e costante assenso alle verità rivelate e alla dottrina di Cristo. Cristo deve essere Re nella volontà umana, che deve obbedire alle leggi e ai precetti divini. Deve regnare nel cuore, che deve amare Dio più d’ogni cosa, più di qualunque affetto umano. Ma Cristo deve regnare anche nel corpo e nelle membra, che, come strumenti offerti a Dio devono servire all’interna santità delle anime”.
Il Papa ridacchiò come solo lui sapeva fare. Aveva capito. E alzando una mano al cielo esclamò “Viva Cristo Rey!”.
Un monsignore messicano che passava da un corridoio vicino ebbe un brivido lungo la schiena. Ma il Papa fece esplodere tutto in una grande e regale risata.