Diritto al matrimonio omosessuale. 4 parole e muoiono Mazzini, Roma e la lingua italiana

Diritto al matrimonio omosessuale. 4 parole e muoiono Mazzini, Roma e la lingua italiana

Matrimonio omosessuale. Ancora una volta sui social ho letto l’espressione “diritto al matrimonio omosessuale”. E da modesto artigiano della parola ho provato un brivido semantico misto a sudore etimologico.

matrimonio omosessuale

Non certo per la contrapposizione politica: da un punto di vista giuridico per me è sacrosanto che chiunque possa esercitare la propria libertà, nei limiti di quella degli altri, mentre da un punto di vista morale non posso permettermi di essere moralista con nessuno.

Il brivido è dovuto all’orrore lessicale che questa espressione mette insieme.

Le parole che utilizziamo non sono indifferenti. Ciò che costruisci con i mattoni delle parole diventa il palazzo, o la stamberga, in cui finisci per vivere nel tuo mondo interiore.

L’ecologia della mente si attua anche così: scegliendo le parole giuste.

Che parole abbiamo scelto allora? La parola omosessualità, tutti lo sappiamo, nasce nella seconda metà dell’”800 in Germania ed indica chi rivolge la propria attenzione sessuale verso il suo stesso sesso.

La parola matrimonio invece ha radici antichissime, e deriva “dalla parola latina matrimonium, formata dal genitivo singolare di mater (ovvero matris) unito al suffisso –monium, collegato, in maniera trasparente, al sostantivo munus ‘dovere, compito’”. E nasce probabilmente formandosi sul termine precedente, “patrimonio”, ossia il dovere del padre.

Dunque la parola “matrimonio” indica il dovere che una famiglia assume nei confronti della società, ossia l’atto riproduttivo, la procreazione. I figli.

Usare l’espressione “matrimonio omosessuale” configura quindi di fatto una figura retorica detta antitesi, ossia una contrapposizione di idee espressa mettendo in corrispondenza parole di significato opposto o in contrasto. Proprio come fece Dante quando scriveva “Vergine Madre, figlia del tuo figlio” (Dante, Divina Commedia, Par.XXXIII,1).

E usando questa espressione si fa ribollire il sangue romano che scorre ancora a fondamento della nostra civiltà. Sarebbe molto più appropriato parlare, per esempio, di “unione” omosessuale.

Inoltre lo stesso si può dire dell’espressione “diritto al matrimonio”. In quanto dalla sua stessa radice il matrimonio non è un diritto, ma un dovere. Un diritto ad un dovere che roba è? Così parlare di “diritto al matrimonio” fa rigirare nella tomba anche Giuseppe Mazzini e i suoi doveri dell’uomo.


Commenti

6 risposte a “Diritto al matrimonio omosessuale. 4 parole e muoiono Mazzini, Roma e la lingua italiana”

  1. non so se tirendi conto che proprio perchè le parole che usiamo sono importanti (e se le parole sono diverse è diverso anche il grado di uguaglianza) la tua critica lessicale invade pesantemente sia il campo politico che quello morale.

    Antonio

  2. A maggior ragione allora bisogna usare le parole nel modo corretto…

  3. ti chiedo scusa, avevo capito male.

    Antonio

  4. figurati! 🙂

  5. Quindi Paolo, per come la metti giù, non si può definire matrimonio l’unione di un uomo e di una donna che per disgrazie genetiche non possono procreare. Giusto ?

  6. Certo che si può, ma è un’eccezione. E non bisogna dimenticare che infatti da tempi antichi l’impossibilità di generare veniva annoverata fra le possibili cause di scioglimento o nullità.

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