Pellicano, animale strano

Pellicano, animale strano

Pellicano, animale strano, alchimia postcontemporanea, Paolo Gambi

L’ultimo stadio dell’opera alchemica è la rubedo
È il compimento, la maturazione, la trasformazione definitiva
È il punto in cui nigredo e albedo si abbracciano,
il nero dell’ombra e il bianco della purificazione
si fondono nel rosso del sangue, della vita, del sacrificio

Rubedo è un territorio misterioso,
una soglia in cui le parole iniziano a tremare,
le definizioni vacillano,
i concetti si sciolgono
Si parla poco, si contempla


Ha tanti simboli, la rubedo, ne prendiamo uno strano
il pellicano

Un uccello che abita l’Europa orientale, l’Asia sud-occidentale, l’Africa,
eppure ha abitato per secoli anche le pagine più segrete dell’Occidente interiore

Per comprenderlo non bastano i bestiari:
ci affidiamo a san Tommaso d’Aquino,
Doctor Angelicus,
cercò di spiegare il Mistero con la logica dell’anima

Nel suo inno eucaristico canta così:

Pie pellicáne, Jesu Dómine,
Me immúndum munda tuo sánguine.

“O pio pellicano, Signore Gesù,
purifica me, peccatore, col tuo sangue.”

Tommaso associa Cristo al pellicano, e così apre la porta a un’antica leggenda, amplificata dalla letteratura medievale

Secondo i bestiari medievali, in tempo di carestia, il pellicano uccide i suoi piccoli in un impeto d’ira, ma al terzo giorno, pentito, si squarcia il petto con il becco e con il proprio sangue li riporta in vita

È il simbolo del sacrificio redentivo, della morte che genera vita, della carne che si offre per trasformare l’altro

Dante lo sa e non a caso, nel Paradiso, quando parla di Giovanni, scrive con reverenza

«Questi è colui che giacque sopra ‘l petto
del nostro pellicano, e questi fue
di su la croce al grande officio eletto.»
(Paradiso, XXV, 112–114)

Gesù è il pellicano,
e Giovanni è il discepolo che poggia il capo sul cuore trafitto,
già rosso di rubedo, già aperto al dono

Per secoli il pellicano ha campeggiato trionfante su manoscritti miniati, pulpiti e vetrate, stemmi ecclesiastici, croci astili, simbolo esoterico e liturgico, della fede che si offre, della carne che si consuma per amore.

Il pellicano è Cristo stesso, che incarna la massima versione della rubedo
unione degli opposti,
materiale e spirituale,
terra e cielo,
morte e resurrezione.

La rubedo è l’oro nascosto nel sangue,
la luce contenuta nella ferita,
il punto in cui l’alchimia si fa Cristologia
La rubedo è Cristo

È l’approdo di ogni processo alchemico,
ma anche il nuovo inizio.
Chi giunge alla rubedo,
non torna indietro,
e non può più parlare come prima
Resta solo

Ma non è più solo

“Similis factus sum pellicano solitudinis:
factus sum sicut nycticorax in domicilio.”
(Salmo 102,7)

“Sono simile al pellicano del deserto,
come il gufo delle rovine.”

Strano animale, il pellicano, simbolo di solitudine e di redenzione, di cura che nasce dal dolore, di silenzio che sa donarsi fino all’ultima goccia

Approdo e nuovo inizio di ogni processo alchemico

bisogna essere un iniziato per trovarlo amico


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