Giorgia Soleri e la poesia sulla schiena: perché io non l’avrei mai scritta

Giorgia Soleri e la poesia sulla schiena: ecco perché io non l’avrei mai scritta.

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Non sono un hater di Giorgia Soleri

Non credo che qualcuno possa dire cosa sia e cosa non sia poesia. Per questo tempo a addietro difesi Giorgia Soleri e il suo libro (anche se decisamente non penso ci sia in quei versi nulla di paragonabile ad Alda Merini). La difesi perché tutto sommato si parlava di poesia e di per sé per me è già buona cosa. Quindi non rientro nella schiera dei suoi “hater”, non ce l’ho con lei e credo che faccia bene a processare le sue emozioni anche provando a scrivere qualche verso.
Che poi gli editori la favoriscano perché la sua notorietà dovuta al celebre fidanzato garantisce qualche copia venduta è cosa che non meraviglia. E che dovrebbe far pensare all’editoria contemporanea.

Detto questo, da persona che dedica molto tempo a scrivere poesie sui corpi delle persone, non riesco a non intervenire su questo ennesimo fatto mediatico che investe la nostra amata poesia nel suo rapporto con il corpo.

L’autrice e il testo della poesia

Innanzitutto il testo che Giorgia Soleri ha scelto di tatuarsi sulla schiena è di Joumana Haddad, la cui biografia ci dice che più che una poetessa con convinzioni profonde è una punta di diamante del femminismo radicale maschiofobico che usa la poesia e la letteratura per divulgare la propria ideologia. Ed ecco infatti il testo, che racconta con rabbia questa nuova figura di donna che rifugge ogni razionalità:

≪Sono così
non ho tempo per i rimpianti
gioco con i destini, mi annoio facilmente
prometto e non mantengo.
Inutile cambiarmi:
La certezza mi è estranea
per l’imbarazzo dell’amore
per l’immaginazione
perché sono devota
solo all’indolenza.
Imprevedibili i miei appuntamenti
sono una fuga prima del tempo
un sole che non basta
una notte che mai si schiude
sono impetuosi sussulti tra la sete e il dissetarsi.
Sono così, un silenzio per raccogliermi,
un lento terrore per disperdermi
un silenzio e un terrore per curare una crudele memoria
non c’è luce che possa guidarmi:
possiedo solo i miei peccati≫.

Scegliere dei versi, che ne so, di Dante o Rumi potrebbe essere un omaggio alla poesia. Scriversi questi versi addosso è semplicemente un gesto di militanza ideologica usando la poesia.

Perché non avrei mai scritto questi versi sulla pelle

Oltre a ciò ci sono alcuni motivi specifici per i quali non avrei mai scritto quella poesia sulla pelle. Innanzitutto la poesia scorre al ritmo dell’anima. Oggi la giovane Giorgia, in un sussulto adolescenziale, si fa conquistare da quest’ideologia passeggera. Cosa penserà quando, matura, vedrà con occhi più aperti la propria pelle? La vita è cambiamento. Un tatuaggio è per tutta la vita.

Inoltre la poesia in questione è una traduzione. La poesia vive nella lingua in cui viene scritta. Qualunque traduzione finisce per risuonare in modo terribilmente diverso. Vale davvero la pena incidersi sulla pelle una traduzione delle infinite che se ne sarebbero potute fare?

Infine per per me la forma dell’arte è temporanea. Resta solo ciò che conta. Per questo faccio bodypainting poetry e non tatuo e quindi mai avrei inciso versi sulla pelle. Ma se proprio avessi dovuto tatuare qualcosa, avrei scelto dei versi che puntano all’infinito, e non a questioni sociali e ideologiche che scorrono veloci.

Insomma, per me al centro dovrebbe stare la poesia e ciò verso cui vuole proiettarsi, ossia il mistero, l’infinito e ciò che non possiamo nominare. E la sua forma dovrebbe avere l’umiltà di chi ha la consapevolezza della propria transitorietà.

Tutto il resto va bene per i social.

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