House of the Dragon è una narrazione femminista e maschiofobica?
House of the Dragon è femminista?
Ho un dubbio, un semplice dubbio che mi tormenta tutte le volte che guardo i prodotti dell’industria cinematografica: ma non è che stanno un po’ esagerando con questa ossessione femminista e maschiofobica di cui sono intrise le nuove narrazioni?
I Ghostbusters sono dovuti diventare donne, quote rosa in ogni film, pullulano serie con protagoniste rigidamente femminili e i personaggi maschili sono sempre più ridotti o a bulli o a idioti.
Prendiamo House of the Dragon, il prequel (o meglio dire spinoff) del Trono di Spade. Cosa ci troviamo?
La narrazione e i personaggi
La narrazione, almeno nei primi episodi, ruota tutta intorno all’idea di una regina femmina in opposizione alla tradizione dei re maschi. Sembra quasi un’ossessione, che viene proiettata persino nei lontani mondi del fantasy.
E poi i personaggi. I maschi si alternano fra due figure archetipiche: il bullo e l’idiota. Bullo è il fratello del Re, che, con grande dose di antipatia, fa lo spaccone come il peggior bullo. Bulli sono personaggi maschili secondari. Idiota invece è il Re, e anche criminale, che di fronte alla scelta tra la vita di un ipotetico figlio maschio e quella della moglie sceglie il maschio.
E questa è solo una piccola parte degli elementi che si potrebbero elencare.
Vedremo se riuscirà a sorprenderci, come ha fatto il Trono di Spade.
Se tutto questo può aver senso lo si può capire solo invertendo le parti. Provate a immaginare cosa succederebbe se sfornassero una serie TV in cui tutte le donne sono stereotipate e descritte in una linea che le fa o oche o prostitute. Ci sarebbe giusta perplessità.
Perché invece le narrazioni dell’industria cinematografica possono infangare così apertamente la figura maschile senza che nessuno si indigni?
Va bene il desiderio di parità dei diritti, ma lo si deve fare per forza a spese di tutti gli altri?
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