MANIFESTO DEL POSTCONTEMPORANEO

Manifesto del postcontemporaneo: le parole che possono condurci tramite le Arti in un futuro migliore:


Il contemporaneo continua a morire in una morte che non uccide, a ruotare intorno a se stesso come un pianeta dannato. Un terribile loop che con radici lontane parte dal dadaismo e da Duchamp e arriva agli anni “80, per poi ritornare a ruotare nella sua orbita di autodistruzione.

Il contemporaneo è il corrispettivo artistico e quindi profetico e mitopoietico della parabole autodistruttiva dell’Occidente.

Il contemporaneo non si salva più, è talmente dannato per sua stessa natura che può essere solo superato.

Per superare il contemporaneo serve il postcontemporaneo.

Come poeta, perché il postcontemporaneo inizia dalla poesia, ho scelto di contribuire con alcuni miei versi, che partono da parole singole, piccoli atolli nel mare infetto della contemporaneità.

Se penso al postcontemporaneo penso alla LUCE, che ci mostra una dimensione che sta al di là di noi, e questo è il SACRO. Per abbracciare la complessità del tutto il linguaggio si fa MULTIMEDIALE, ma per fare arte l’artista deve essere LIBERO, e perché questo avvenga serve ANARCHIA, una condizione interiore che consente di navigare con libertà nei mari disciolti del contemporaneo. La bussola è la BELLEZZA. Un’arte capace di ritrasformare il capitalismo da fine a mezzo e che quindi riscopre il gusto del DONO, un gusto MISTICO, incastonato in una dimensione di SOGNO. Non esiste arte senza RELAZIONE, e soprattutto non c’è VERITÀ senza CONTRADDIZIONE. DIVERSITÀ nell’UNITÀ,

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